Per sottolineare gli aspetti artistici della rivolta diffusasi in tutto il Paese a partire da Minneapolis contro la Polizia e contro la supremazia bianca, presentiamo un murale apparso subito dopo l’assassinio di George Floyd, su cui sono riportati nomi di alcune delle persone morte. Dipinto sulla fiancata di una casa abbandonata in un quartiere di St. Louis devastato dalla povertà imposta, commemora ventun persone la cui vita è stata spezzata da poliziotti o vigilantes. Di seguito, analizziamo il contesto del murale e tratteggiamo le vite da esso commemorate. Ricordare significa combattere.
“Se taci sul tuo dolore, ti uccideranno e diranno che ti è piaciuto.”
-Zora Neale Hurston
Abbiamo bisogno di pietre, (com)passione, fuoco e amore per guarire il cuore spezzato di questo mondo.
È significativo che questo murale sia comparso nella zona meridionale di St. Louis, solo a pochi chilometri da Ferguson, Missouri, dove si svolse la storica rivolta del 2014. Sotto molti aspetti, la protesta di Minneapolis e l’ondata mondiale di tumulti che questa è stata in grado di catalizzare non sono altro che la continuazione di una lotta molto più antica, entrata a far parte della coscienza pubblica con la ribellione di Ferguson, scaturita dall’assassinio di Michael Brown. Negli Stati Uniti, possiamo delineare un filo conduttore che va dalle rivolte di Oakland del gennaio 2009 in risposta all’assassinio commesso dalla Polizia1 di Oscar Grant passando per una serie di insurrezioni simili che culminano in quelle di Ferguson e Baltimora nel 2014 e nel 2015.
Se ripercorriamo a ritroso gli eventi che hanno portato a queste rivolte, possiamo tornare ancora più indietro - ai disordini degli anni Sessanta e persino alla lotta contro la tratta degli schiavi nell’Ottocento. Finché le disparità razziali al potere sono state imposte dall’alto, le persone hanno combattuto contro di loro dal basso.
Nell’attuale ciclo di lotta, stiamo assistendo ancora una volta a molte dinamiche familiari. Il movimento di Minneapolis è decollato come conseguenza dell’azione conflittuale coraggiosa delle persone comuni indignate che, nella maggior parte dei casi, non hanno pensato a se stesse come attivisti. Una volta diventato chiaro che la forza bruta non sarebbe bastata a reprimere la ribellione ormai ingovernabile, le autorità hanno mobilitato la Guardia Nazionale, mentre i “leader della comunità” liberali e i dipartimenti di Polizia hanno cambiato tattica, tentando di presentarsi come amici del movimento a condizione che i partecipanti abbandonassero le strategie indisciplinate che, in primo luogo, avevano dato loro il potere.
Ora, i sedicenti organizzatori stanno cercando di riprendere il controllo delle strade, incoraggiando le persone ad aspettare un sistema di “giustizia” che non offre garanzie. Ma come Miles Davis, originario di Alton, Illinois, ci ammoniva decenni fa, “Quando stai creando la tua merda, amico, anche il cielo non è il limite.”
Infatti, tutto ciò che sta accadendo ora è già successo prima, durante le rivolte di Ferguson. Essere orientati al presente, può aiutare a tornare indietro e conoscere il passato.
Mentre i tumulti del 2014 raggiunsero lo zenit senza violare le fortificazioni del distretto di Polizia, il movimento delle ultime due settimane ha attaccato e fatto chiudere le centrali di Polizia da Minneapolis a Ferguson. Utilizzando le parole di Guy Debord, questo tipo di poetica “rimette in gioco tutti i debiti irrisolti della storia.”
https://twitter.com/stlcountypd/status/1266947767630548993
“Oh, poeti neri celebri e sconosciuti, quante volte siamo stati sorretti dalle vostre sofferenze, vendute assieme a voi? Chi farà il conto delle notti solitarie rese meno solitarie dai vostri canti, dei piatti vuoti resi meno tragici dalle vostre storie? Se fossimo portati a svelare ogni segreto, potremmo erigere monumenti e offrire sacrifici alla memoria dei nostri poeti, ma la schiavitù ci ha guarito da quella debolezza.”
-Maya Angelou, ex abitante di St. Louis
Come ha affermato Milan Kundera, “la lotta dell’uomo contro il potere è la lotta della memoria contro l’oblio.” Nel ricordare i morti e la resistenza da loro ispirata, conserviamo uno spazio per un dolore sprezzante e per una visione di un mondo senza gerarchia.
Avvertenza sui contenuti: alcune delle seguenti storie strazianti includono dettagli grafici.
George Floyd è stato ucciso dalla polizia di Minneapolis il 25 maggio 2020. Gli agenti l’hanno bloccato a terra spezzandone l’esistenza, nonostante Floyd e i passanti li implorassero di non ucciderlo. Le proteste in risposta alla sua morte hanno generato rivolte, saccheggi e incendi come non se ne vedevano da decenni.
Kiwi Herring, una donna transgender nera, fu uccisa a colpi di pistola dalla polizia di St. Louis il 23 agosto 2017. Prima dell’arrivo degli agenti, la Herring aveva usato un coltello per difendersi da un vicino transfobico. I poliziotti utilizzarono il coltello della Herring come giustificazione per averla uccisa, per poi muovere delle accuse infondate contro la sua partner Kris Thompson, per impedire che quest’ultima testimoniasse contro di loro. Le accuse non sono ancora state formalizzate. La morte della Herring scatenò proteste locali.
Mike Brown fu ucciso dall’agente Darren Wilson a Ferguson, Missouri, il 9 agosto 2014. La morte di Brown innescò settimane di proteste, rivolte e saccheggi, scatenando lotte anti-polizia in tutta l’America.
Isaiah Hammett, un 21enne bianco, fu ammazzato il 7 giugno 2017 a St. Louis durante un’incursione senza mandato effettuata da una squadra SWAT. Dopo aver messo al sicuro il nonno disabile, Hammett fu ucciso a colpi di pistola dagli agenti, che gli spararono oltre 100 colpi. In risposta alla sua morte, gli amici e la famiglia organizzarono violente strepitose per giorni in tutto il sud di St. Louis, usando la loro casa come base.
Aiyana Stanley-Jones, una bambina afroamericana di 8 anni, fu uccisa da una squadra SWAT di Detroit che, il 16 maggio 2010, fece irruzione all’indirizzo sbagliato. Secondo la nonna, una granata assordante diede fuoco ad Aiyana prima che gli agenti la uccidessero a colpi di pistola.
VonDerrit Myers, Jr. fu ucciso l’8 ottobre 2014 dall’agente Jason Flanery che, fuori servizio, lavorava come sorvegliante per una ditta privata a Shaw, un quartiere nella zona sud di St. Louis. A poche ore dalla sparatoria, una folla inferocita cacciò i poliziotti dal luogo dove era morto l’adolescente nero. Verificatosi tra agosto e novembre - dal momento in cui ebbe luogo la rivolta di Ferguson al giorno in cui fu annunciato che l’assassino di Michael Brown non sarebbe stato accusato -, l’omicidio diede il via a due notti di proteste durante le quali i manifestanti attaccarono la Polizia, bruciarono bandiere e sfilarono lungo le strade del quartiere ricco in cui Flanery lavorava come agente della sicurezza. Sebbene lo SLMPD non si sia fatto scrupoli a far lavorare Flanery dopo che aveva ucciso VonDerrit Myers, il poliziotto fu licenziato nel 2016 dopo essersi schiantato, ubriaco e pieno di coca, con la sua volante in un quartiere agiato.
Kajieme Powell fu ucciso da Thomas Shelton ed Ellis Brown, agenti di polizia di St. Louis, il 19 agosto 2014, dieci giorni dopo l’omicidio di Mike Brown. Powell, un afroamericano di 25 anni, stava camminando con in mano un coltello durante una crisi psichiatrica. Invece di valutare la situazione o aiutare Powell, i poliziotti l’uccisero pochi istanti dopo essere arrivati sulla scena.
Sandra Bland, una donna afroamericana di 28 anni, morì in circostanze sospette in una prigione di Weller County, Texas, il 13 luglio 2015. La Polizia sostiene che si sia impiccata; altri nutrono dei dubbi in merito a questa versione. Sia che gli agenti abbiano deliberatamente ucciso la Bland o che l’abbiano semplicemente trattenuta contro la sua volontà, causandole gravi sofferenze, sono da ritenersi responsabili della sua morte. I poliziotti sono un pericolo per chiunque entri in contatto con loro, in particolare per gli afroamericani, i poveri e coloro che soffrono di problemi di salute mentale. La morte della Bland scatenò proteste in tutta l’America.
Vanessa Evans, una donna afroamericana di 37 anni, morì il 5 novembre 2010, mentre era sotto custodia della polizia. Le guardie e il personale medico della prigione sita nel centro di St. Louis ignorarono le ripetute richieste di aiuto da parte della Evans che accusava un attacco d’asma e di non poter respirare. Questa prigione è rinomata per aver causato il decesso di parecchi detenuti dopo aver impedito loro di accedere alle cure mediche.
Jesus “Chuy” Huerta morì il 19 novembre 2013 mentre si trovava sotto la custodia della polizia di Durham, in Carolina del Nord. Gli agenti affermarono che il diciassettenne Huerta si era sparato mentre era ammanettato nel retro di una volante. La morte di Huerta spinse i manifestanti a marciare verso la stazione di Polizia di Durham e ha sfasciarne le finestre, scatenando settimane di conflitti.
Mansur Ball-Bey, un teenager moresco, fu ucciso dalla polizia di St. Louis il 19 agosto 2015. Ball-Bey fu ammazzato dopo essersi dato alla fuga a seguito di una perquisizione della sua casa. Ne seguirono proteste turbolente. La morte di Ball-Bey avvenne a un anno esatto dall’uccisione da parte di un poliziotto di Kajieme Powell. Ad aggravare la situazione, l’agente Jason Flanery, l’assassino di VonDerrit Myers, Jr., fu avvistato al seguito di un’unità tattica inviata per reprimere i manifestanti.
Breonna Taylor, una donna nera di 26 anni, è stata uccisa dalla Polizia di Louisville il 13 marzo 2020, durante un’incursione senza mandato. Molte persone hanno ricordato Breonna Taylor durante le recenti manifestazioni anti-polizia. Nella notte del 28 maggio, per ricordare la Taylor e tutti coloro uccisi o feriti dalla Polizia - e ispirati dalla rivolta di Minneapolis - i dimostranti di Louisville hanno distrutto, dato fuoco e saccheggiato degli edifici per otto ore.
Carlo Giuliani fu ucciso il 20 luglio 2001 da un colpo di proiettile sparato da un carabiniere. Impegnato nel movimento no-global, il 23enne Giuliani stava prendendo parte alle proteste combattive contro il vertice del G8 a Genova.
Francis McIntosh fu bruciato vivo durante un linciaggio il 28 aprile 1836 a St. Louis, nell’attuale Kierner Plaza. McIntosh, un mulatto che lavorava su un battello a vapore, fu arrestato dopo essersi rifiutato di aiutare la polizia a catturare un suo compagno di bordo. Gli agenti William Mull e George Hammand dissero a McIntosh che sarebbe stato linciato. Temendo per la sua incolumità, McIntosh li pugnalò a morte e fuggì per essere però catturato poco dopo.
Se negli anni Trenta dell’Ottocento, nella bianca e razzista St. Louis esisteva uno stereotipo legato all’immaginario del “pericoloso uomo nero,” questo era quello rappresentato dal lavoratore fluviale. Che fossero schiavi o uomini liberi, i lavoratori fluviali erano forti e indipendenti. Viaggiavono lungo i canali del Midwest socializzando, tramando, espropriando e facendosi un’idea di come fosse il mondo sia a Nord, sia Sud.
Dopo essere stato trascinato fuori dalla prigione dalla folla inferocita, McIntosh fu incatenato a un albero di acacia; dopo aver accatastato della legna intorno alle sue ginocchia, lo bruciarono vivo. Anche se, durante i trenta minuti in cui durò la sua agonia, McIntosh supplicò gli astanti di porre fine alle sue sofferenze, un consigliere di cui non si conosce il nome minacciò di sparare a chiunque avesse tentato di fermare il linciaggio.
Trayvon Martin fu ucciso il 26 febbraio 2012 a colpi di arma da fuoco da George Zimmerman. Sebbene Martin stesse semplicemente tornando a casa, Zimmerman, un membro della sorveglianza di quartiere, pensava che il ragazzo non avesse buone intenzioni. Zimmerman fermò Martin e lo uccise. La morte di Martin fece indignare tutti gli americani, inaugurando una nuova epoca di proteste contro poliziotti e vigilantes.
Donnel Dortch, un adolescente nero, fu ucciso nel settembre del 1962 da un agente di polizia di Kinloch. La morte di Dortch scatenò giorni di proteste, rivolte e incendi in tutta la zona settentrionale di St. Louis. Il comune di Kinloch confina con Ferguson; questi disordini furono i precursori della rivolta del 2014.
Joseph “Bam Bam” Long morì il 5 luglio 2005 in Meacham Park, un quartiere operaio nero nella periferia di St. Louis, circondato dal ricco e bianco comune di Kirkwood che, da tempo, ne sfrutta le risorse. All’età di 12 anni, Joseph “Bam Bam” Long collassò a causa di una cardiopatia pregressa. Quando gli agenti arrivarono sul posto, anziché soccorrere Long, approfittarono della situazione per cercare Kevin Johnson, suo fratello maggiore. Più tardi, dopo la morte di Long, Kevin Johnson uccise uno degli ufficiali che aveva lasciato morire il fratello. Johnson si trova attualmente nel braccio della morte in Missouri.
Alexis Grigoropoulos fu ucciso dalla polizia greca il 6 dicembre 2008. Il quindicenne, che si trovava nel quartiere ateniese di Exarcheia con degli amici per festeggiare, fu colpito a morte da un agente. L’omicidio di Grigoropoulos diede vita a settimane di rivolte, saccheggi, scioperi, occupazioni e incendi in tutta Atene e altrove.
John fu ucciso il 2 novembre 1849 da un vigilante dei proprietari di schiavi nella Contea di Lewis, Missouri. Il vecchio John aveva contribuito a organizzare e a portare a termine la fuga di massa di 30-40 persone nel Missouri nord-orientale. I fuggiaschi erano amici e parenti di John ridotti in schiavitù da cinque famiglie della zona. Sebbene fossero riusciti a recuperare delle provviste e un certo numero di carri dei loro padroni, i fuggitivi si fermarono a venticinque chilometri dal fiume Mississippi, che segnava il confine tra l’Illinois “libero” e il Missouri schiavista. Dopo che John fu ucciso a colpi di arma da fuoco mentre tentava di negoziare, i fuggiaschi si arresero. I loro padroni li ridussero ancora in schiavitù e vendettero almeno un cospiratore, la guaritrice Lin, lungo il fiume.
Amadou Diallo, un immigrato guineano di 23 anni, fu ucciso a colpi di arma da fuoco da quattro poliziotti di New York City il 4 febbraio 1999. Di ritorno a casa dopo una cena, Diallo fu fermato da alcuni agenti. Quando cercò di prendere i documenti che aveva in una tasca della giacca, i poliziotti risposero sparando 41 proiettili nell’arco di pochi secondi, colpendo Diallo 19 volte. L’omicidio suscitò proteste a New York. Il nome di Diallo è diventato il simbolo del razzismo crudele e brutale della Polizia.
Cary Ball, Jr., un afroamericano di 25 anni, fu ucciso da Jason Chambers e Timothy Boyce, agenti di Polizia di St. Louis. Dopo un breve inseguimento attraverso il centro, Ball si schiantò con l’auto, dopodiché i poliziotti gli spararono 25 volte.
Innumerevoli altri. Potremmo riempire interi quartieri con i nomi delle persone uccise da poliziotti, vigilantes e da altri responsabili di violenza sistemica. Solo in America, la Polizia ha posto fine alla vita di circa mille persone l’anno per diversi anni consecutivi. Anche se questo murale ricorda gli afroamericani uccisi localmente e di recente, include anche parecchie altre persone di generi, razze, spazi e tempi diversi, un mix di casi importanti e relativamente sconosciuti.
Qualsiasi murale di questo tipo sarà sempre incompleto. Persino le pareti bruciate di tutte le stazioni di Polizia e degli edifici governativi del mondo non saranno mai abbastanza per includere i nomi di tutte le persone assassinate da quelle istituzioni.
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Parte della presenza anarchica nelle prime rivolte per Oscar Grant fu organizzata dal gruppo UA nella Bay Area, un retaggio della rete nazionale Unconventional Action che aveva contribuito a organizzare la mobilitazione anarchica contro la Convenzione nazionale repubblicana nelle Twin Cities, le città gemelle di Minneapolis e Saint Paul, nell’estate del 2008. E così si chiude il cerchio. ↩