Noi siamo tutto ciò che abbiamo: un appello di un rider di Manhattan

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Per una solidarietà di condizione e posizione

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Oggi, anziché parlare di classe operaia, potrebbe essere più accurato parlare della classe a rischio. In questo resoconto, un rider di Manhattan, epicentro della pandemia di COVID-19, descrive le condizioni in cui sono costretti a vivere i lavoratori e le rigide relazioni di classe tra vulnerabili e tutelati, per concludere con un appello alla solidarietà tra tutti coloro che si trovano sul lato sbagliato della violenza e della diseguaglianza capitaliste.


Per una solidarietà di condizione e posizione

Con tutti questi appelli per la solidarietà tra tutti gli esseri umani per contrastare la pandemia di COVID-19, mi piacerebbe essere preciso nello specificare dove risiede la mia solidarietà e nell’incoraggiare gli altri a fare altrettanto. Laddove alcuni di noi stanno rischiando la propria vita, altri stanno tirando i fili dall’alto mentre vivono questa pandemia immersi nei comfort. Mentre “siamo tutti sulla stessa barca,” non tutti stiamo patendo le stesse situazioni o affrontando gli stessi rischi.

La realtà alla quale siamo stati indifferenti così a lungo sta diventando più nitida. È diventato impossibile nascondere il modo incongruente con cui viene valutato il nostro lavoro, ignorare tutti i modi in cui siamo alla mercé di coloro che si trovano al di sopra di noi nella scala gerarchica. Hanno fatto tutto ciò che era in loro potere perché ci sentissimo in colpa, per noi e per gli altri, per la situazione in cui ci troviamo, ma questo non è più possibile.

Mentre scrivo, mi trovo in quarantena forzata al di fuori dagli Stati Uniti. Ho passato marzo a Manhattan, come “lavoratore essenziale,” recapitando cibo ai ricchi mentre la pandemia si diffondeva in città. Come molte persone nella mia posizione, sospetto che, al momento, io debba già essere stato esposto al virus. Se l’ho contratto, ho avuto la fortuna di non avere alcun sintomo. Come residente di bassa estrazione sociale negli Stati Uniti, ovviamente, non ho mai avuto accesso a un test, quindi la mia è solo una speculazione.

Non sono felice di poter dire “Te l’avevo detto” per quanto riguarda la situazione in cui ci troviamo oggi. All’inizio di marzo, molte persone stavano ancora liquidandomi sostenendo che ero paranoico. Non che avessi paura di ammalarmi. Per settimane, ho cercato di spiegare agli amici che devono capire il modo in cui il cibo che mangiano raggiunge la loro tavola, dove vengono prodotti i loro farmaci e come la divisione di un mondo globalizzato in nazioni consumatrici e nazioni produttrici potrebbe causare seri problemi quando toccherà a noi avere accesso ai mezzi di sussistenza di base. Ora tutti parlano di queste cose.


Nelle prime settimane di marzo, trovarsi a New York è stato come trovarsi su delle montagne russe che arrivano al punto più alto prima di tuffarsi verso una discesa ripida. La tensione continuava a crescere. Ogni giorno, ero tormentato da un pensiero: se fuggire in campagna o provare a tornare presto a casa mia, all’estero. Ho dovuto soppesare entrambe le possibilità pensando ai soldi che stavo mettendo da parte e alla prospettiva di un futuro in cui potrebbe essere molto più complicato ottenere un impiego.

Attraversando i quartieri in bicicletta, potevo sentire che qualcosa di strano aveva iniziato a circolare nell’aria. La maggior parte delle persone che ha preso la situazione sul serio l’ha dimostrato andando a fare scorte o abbandonando la città. C’è stato chi, in preda al panico, è andato a fare acquisti sfrenati e ci sono stati esodi verso le seconde case o per andare fuori città con la famiglia. Vicino alle case popolari e nei quartieri più poveri, ho potuto ancora trovare carta igienica e disinfettante, dato che, lì, in pochi potevano permettersi di fare incetta di scorte. Molti diffidavano del Governo; a molti non importava; molti avevano assistito a cose persino peggiori di una pandemia; e molti si sono sentiti impotenti di fronte alla confusione e alla paura sopraggiunte in modi mai provati prima.

Coloro che indossavano mascherine e guanti sono stati considerati eccentrici fino alla terza settimana di marzo. La gente ha continuato a far baldoria fino all’ultimo giorno in cui è stato possibile farlo. Chi poteva praticare lo smart working è stato mandato a casa per primo, mentre tutti gli altri hanno continuato ad andare a lavoro. Subito dopo, sono state chiuse alcune delle scuole private dei più ricchi. Poi, il sobborgo di New Rochelle è stato messo in isolamento, mentre tutti gli altri hanno continuato ad andare avanti come se niente fosse. Quando, alla fine, il sindaco de Blasio ha chiuso le scuole e ha costretto ristoranti e bar a non aprire, la realtà della situazione è diventata chiara. Tutte le discussioni sugli affitti elevati, tutte le preoccupazioni per lo stress, tutte le razionalizzazioni erano sparite all’improvviso. L’ignoranza non era più un’opzione.

Il tempo è stato incerto come lo è sempre stato negli ultimi anni, provocando commenti cinici sui cambiamenti climatici, ma tutto mi sembrava deprimente. Gli abbracci sono diventati sempre più goffi. In breve tempo, li ho riservati solo a persone che non ero sicuro che avrei rivisto. Alloggiavo con un amico risultato positivo al COVID-19 e che, da allora, si è ripreso. Sono andato a casa di un altro amico la cui partner è morta per il virus.

Con l’aumentare della tensione, Manhattan si è svuotata sempre più ed è diventata sempre più spaventosa. Diversamente dagli attacchi dell’11 settembre o dall’uragano Sandy - quando, la sera di Halloween, a Manhattan, assistemmo a un blackout che non potrò mai dimenticare -, la pandemia non ha colpito tutto d’un tratto in maniera esplicita. È stato un impatto invisibile, in slow motion - era difficile capire cosa stava per succedere o fino a che punto era già in corso. È stato agghiacciante vedere amici - che di recente mi avevavo accusato di essere paranoico - venire da me in cerca di consigli. Mi ha fatto gelare il sangue vedere quelle persone che avevavo sempre cercato di tranquillizzarmi diventare ogni giorno più impaurite mentre i loro mezzi di sostentamento diminuivano sempre più. La più grande e trafficata città degli Stati Uniti è stata fatta chiudere da una forza invisibile. Alla fine, sono fuggito, lasciando molte persone che amo in attesa dell’ignoto.


Durante le mie ultime settimane a New York, sono stato considerato un “lavoratore essenziale” perché ho portato il cibo direttamente a casa dei ricchi per evitar loro il rischio di esposizione. Vedo gente postare su Instagram meme “restate a casa,” senza che si fermino un attimo per riflettere su come sia possibile che riescano ancora a pubblicare le loro foto mentre mangiano piatti fusion.

È difficile non schernire gli applausi dei ricchi che vedo nei video fatti di recente a Manhattan. Apparentemente, quelli che non sono fuggiti nelle loro case estive si prendono un momento ogni giorno per apprezzare i rider e gli altri lavoratori che, durante questa pandemia, stanno correndo i rischi per loro. Guardo queste clip e la loro gratitudine meschina mi lascia indifferente. Mi ricordo quando mi hanno mancato di rispetto, umiliato e sottopagato, e questi momenti in cui mi adulano mentre si trovano immersi negli agi dei loro lussuosi appartamenti di Manhattan non bastano per farmi dimenticare tutte quelle angherie. Non ci meritiamo soltanto un misero applauso.

Ho lavorato nel mondo delle consegne fino al giorno in cui ho pensato potesse essere la mia ultima chance per tornare dalla mia partner e vivere una vita più accessibile all’estero. Ero consapevole dei rischi legati al viaggio, ma ero più preoccupato per ciò che il futuro mi avrebbe riservato e di quale sarebbe stata la mia situazione economica. La maggior parte dei miei amici a New York lavora nel settore dei servizi e in quello alberghiero - o lavoravano. Dopo che ogni lavoro che ero intenzionato a fare era stato cancellato, le consegne a domicilio via app alle quali mi ero appoggiato come ultima spiaggia erano praticamente tutto ciò che rimaneva per quelli di noi che non avevano il privilegio di lavorare in remoto. Ricevo ancora notifiche che m’informano delle opportunità di lavoro una tantum. Mi capita di pensare che se ognuna di quelle cui rinuncio è un pasto, in futuro non sarò in grado di mangiare.

Quindi, gli applausi dei ricchi m’infastidiscono. Vorrei poter pubblicare i nomi e gli indirizzi di tutti coloro ai quali dovevo recapitare una consegna, insieme agli importi esatti delle mance che mi hanno dato. Vorrei conoscere il reddito netto di ogni persona cui ho consegnato in modo da poter calcolare con precisione la mia rabbia.


Ho consegnato presso grattacieli sparsi in tutta Manhattan. All’inizio, quando comparivo, gli uscieri mi salutavano con un sorriso, dando per scontato che fossi un visitatore o un residente a causa della mia pelle chiara. Non appena è venuto fuori che ero un rider, hanno improvvisamente cambiato tono. Il passaggio è stato intenso. Ti viene da chiederti come scelgono questi tizi.

Altre volte, sono stato costretto a passare attraverso disgustose “porte povere” ricoperte di piscio - ingressi secondari per gli addetti ai servizi e per gli inquilini a basso reddito. Questo mi ha fatto raddoppiare il tempo che impiegavo per entrare e uscire dagli edifici. Mi ha anche costretto ad avere contatti con un maggior numero di personale dei palazzi, aumentando il mio rischio di esposizione.

Altri strutture, a seguito delle richieste degli inquilini, hanno vietato le consegne. Presumo che ci considerassero più sporchi delle borse che abbiamo in dotazione. Per quanto umiliante, era anche un sollievo.

Ho consegnato presso attici al settantatreesimo piano solo per non ricevere alcuna mancia. Di solito, le mance erano una merda. Forse questo perché i ricchi sono nervosi per ciò che il futuro avrà in serbo per loro. (Il New York Post ha riferito di clienti che fingevano di offrire mance importanti per poi cancellarle). Le mance facevano così schifo che avevo paura a chiedere consegne senza contatto, poiché alcuni clienti si sono fatti beffe delle mie richieste. In quanto lavoratore di servizio, come oso volermi proteggere?


Non posso dimenticare una delle mie ultime notti di lavoro. Ho fatto del mio meglio per rifiutare le richieste di consegna presso le farmacie Walgreens e Duane Read, in parte perché era troppo mortificante accettare lavori in cui la mia unica funzione era di ridurre il rischio che gente più ricca di me avrebbe dovuto affrontare, in parte perché sapevo che i prodotti che le persone cercavano di ordinare erano già esauriti.

Queste app ti costringono a essere la persona che deve affrontare le conseguenze quando qualcuno richiede un prodotto e questo è finito. Non ti danno la possibilità di annullare il lavoro quando la merce non è disponibile - devi dire di non essere in grado di completare l’ordine. Di conseguenza, non solo perdi il rimborso per essere andato in bicicletta fino alla location, puoi anche perdere le consegne per il resto del tuo turno.

Quella notte, invece di termometri e carta igienica, qualcuno ordinò 50 confezioni di lassativi, un acquisto di 250 dollari. Ho ingoiato il rospo e accettato l’ordine.

Ho pedalato lungo le strade silenziose dell’Upper West Side di Manhattan. Anche nell’inquietante assenza di traffico, dovevo rispettare i semafori per paura che la polizia mi multasse perché stavo fornendo servizi “essenziali.” Mi mancano i vecchi tempi in cui a NY non c’era il controllo della “qualità della vita” quando, in sella a una bici, ti sentivi inarrestabile.

Sono andato in farmacia e sono entrato. Mi sembrava di trovarmi all’interno di una gigantesca capsula di Petri brulicante di COVID-19. Ovviamente, come in ogni farmacia di Manhattan, tutto era esaurito, comprese le 50 scatole di purgante. Ho chiamato la cliente per chiederle di annullare l’ordine - la mia unica chance per conservare i patetici 2.36 dollari che ottengo per la parte del “pick up” della procedura di consegna. Ma, ancor più importante, questo era anche l’unico modo per evitare di dover annullare l’ordine da solo e rischiare di perdere la mia posizione nell’onnipotente algoritmo dell’app.

Ovvio che sono finiti, ugh!” mi ha risposto quando l’ho informata. Recitando il canonico “È il tuo lavoro, non è colpa mia,” ha chiesto che fossi io ad annullare perché sapeva che avrebbe perso i suoi 2.36 dollari. Mi aveva usato per confermare ciò che già sapeva in modo da non dover entrare in una farmacia nell’epicentro dell’epidemia, ma aveva il coraggio di chiedermi che fossi io a cancellare in modo da non dovermi dare i soldi. Alla fine l’ho implorata, cercando di spiegarle che avevo pedalato attraverso una pandemia per cercare il prodotto al posto suo. Mi sono offerto di inviarle una foto per confermare che ero entrato nel negozio ma che l’articolo non era disponibile. Lei ha risposto che quello non era un suo problema. Passai al lavoro successivo, ossessionato dal suo egoismo e dai benefici di cui godeva. Dopo 30 minuti, ha annullato.

Stava effettuando un ordine di 250 dollari e mi ha chiesto di poter calpestare la mia dignità per non doverne “sprecare” 2.36. Sono certo che se non avessi parlato bene l’inglese, non avrei ricevuto nulla per le mie pene. Tra le innumerevoli storie che ho vissuto, questa è la più vivida nella mia memoria, poiché si è svolta l’ultima notte che ho lavorato a New York.


Questo è il motivo per qui, quando i ricchi e i potenti parlano di solidarietà, rimango indifferente. Riservo il mio amore e la mia stima a coloro che in questo momento non solo hanno paura di ammalarsi, ma che sono costretti a rischiare di essere infettati per sopravvivere - quelli che stanno lottando per capire come mangiare, come mantenere un tetto sopra le loro teste, come fare a prepararsi per una vita ancora più precaria nella recessione economica che verrà. Riservo il mio amore e la mia stima a coloro che sono sempre stati sottopagati e sostituibili, che sono in prima linea nella pandemia. Ora siamo essenziali? Ora siamo degli eroi? Cos’eravamo prima? Cosa saremo quando tutto questo finirà?

È sconvolgente come la gente continui a giustificare il valore di leader e istituzioni che non hanno fatto assolutamente nulla per aiutarci a sopravvivere a questa catastrofe.

Com’è possibile che gli agenti di polizia siano ancora rispettati come “soccorritori” quando vanno in giro senza indossare le mascherine, infettano le persone in tutta la città, attaccando i bambini in metropolitana? Come possono essere paragonati agli infermieri e ai commessi nei negozi di alimentari, che stanno morendo come mosche per permetterci di mangiare? Il ruolo ricoperto dalla Polizia nello spettacolo della fine del mondo non mostra chiaramente qual è suo vero obiettivo, se non fosse già abbastanza ovvio?

Gli agenti dell’ICE (Immigration and Customs Enforcement - Immigrazione e controllo doganale) hanno indossato mascherine N-95 per proteggersi mentre continuano a far scomparire persone prive di documenti, diffondendo l’infezione mentre terrorizzano le comunità e separano i bambini dai loro genitori. Le guardie carcerarie stanno diffondendo il virus ai prigionieri il cui unico mezzo di protesta è, pur correndo gravi rischi, l’attuazione di rivolte.

A Manhattan, con l’aumentare delle consegne in risposta al virus, ho visto i poliziotti fermare dei rider perchè avevano violato il traffico ciclistico. Questa strategia è tipica del Dipartimento di Polizia di New York quando vuole incassare la quota mensile di multe. Commessi, braccianti agricoli, chi lavora nei trasporti, rider, paramedici, il personale ospedaliero che ci aiuta a restare in vita sotto l’equivalente della legge marziale - tutte queste persone meritano davvero la mia gratitudine. Com’è possibile che qualcuno faccia rientrare i poliziotti nel novero di questi individui coraggiosi? Cosa fanno per sostenerci e prendersi cura di noi?

Gli Stati Uniti hanno approvato un piano di aiuti da 2.000 miliardi di dollari. Grazie al fatto di essere povero e di aver svolto solo lavori saltuari per anni, non so nemmeno se sono idoneo per l’assegno o per la disoccupazione. Il sito dice che i contribuenti a basso reddito dovranno aspettare - immagino fino a quando gli altri non saranno stati pagati per primi. Ho letto che solo il 30% degli aiuti va agli individui (602,7 miliardi). Il restante 70% è suddiviso tra grandi società (500 miliardi), piccole imprese (377 miliardi), enti statali e locali (339.8 miliardi) e servizi pubblici (179.5 miliardi). Da quel che capisco - considerando che le sole compagnie aeree stanno ricevendo oltre il 10% dei salvataggi aziendali mentre io sto ancora combattendo per ottenere un rimborso dei voli che mi hanno annullato - questo è un enorme vaffanculo a me e a tutti quelli come me. Solo un altro memento per ricordarmi che in questa società, il mio valore è, nella migliore delle ipotesi, subordinato, determinato dalla logica di mercato e dalle priorità della classe dominante.

Se il modo in cui il pacchetto di aiuti è distribuito non esemplifica in modo abbastanza chiaro le priorità, i Governi si stanno affrettando a mantenere, ricostruire e usurpare il potere contemporaneamente.

In luoghi come la Russia e Israele, le autorità stanno individuando nuove opportunità attinenti alla cyber-polizia. In luoghi come l’Ungheria, i governanti hanno già sfruttato quest’opportunità per passare alla dittatura assoluta. In luoghi come Kenya, India e Stati Uniti, li vediamo arginare slum, prigioni e campi profughi in qualità di zone di morte tollerabili. In Grecia, presso l’ospedale Evaggelismos di Atene, durante la Giornata mondiale della salute, la polizia ha attaccato un gruppo di medici e infermieri che stavano chiedendo maggiori risorse per la sicurezza. Esperimenti sulla legge marziale stanno svolgendosi ovunque, nascosti dietro la scusante del blocco, presumibilmente per tutelarci - ma quelli che sono al potere cercano di proteggere la loro posizione, non di proteggere noi. Nazionalisti e fascisti stanno sfruttando ciò che accade come opportunità per sostenere muri di confine e prigioni più imponenti. Abbiamo visto anche qualche scienziato lanciare appelli ai Governi di tutto il mondo per andare in Africa, o presso altre popolazioni meno preziose per l’economia mondiale, per condurre degli esperimenti attraverso i quali sperano di creare dei vaccini.

Segnali di vita: un quartiere di Brooklyn che canta “Juicy” di Biggie Smalls mentre si trova bloccato dal Coronavirus.

Voglio ora chiedere un altro tipo di solidarietà. Una solidarietà tra coloro che hanno molto più di cui preoccuparsi rispetto al solo virus. Una solidarietà tra tutti coloro che devono temere ciò che i Governi e le loro Polizie faranno a tutti noi. Una solidarietà tra tutti coloro che attendono terrorizzati l’arrivo di condizioni ancora più precarie mentre i ricchi sgomitano per entrare nel mondo post-pandemia, rimanendo ancora sul groppone di noi che siamo sacrificabili. Una solidarietà che includa rifugiati e altri che hanno perso la casa. Voglio condividere la mia gratitudine con coloro che se lo meritano, con quelli con cui condivido condizione e posizione.

Quando nel corso della nostra vita il nostro valore è stato mostrato in modo più evidente? Politici, Polizia e miliardari stanno lottando per giustificare i loro agi e i loro privilegi; negli Stati Uniti, sono più che mai onesti su ciò che conta davvero per loro.

Abbiamo bisogno di una solidarietà che non abbia nulla a che fare con politici e plutocrati, né con la Polizia che li protegge. Guardiamo a quelli accanto a noi con amore e impegnamoci tutti a preservare la nostra umanità, così come consideriamo nostri nemici quelli sopra di noi. Coloro che saccheggiano nel sud Italia stanno esprimendo la stessa passione per la vita di quelli che, dopo l’uragano Katrina, razziarono New Orleans per nutrire i vicini. Queste sono le persone che stanno dando il buon esempio, non la Polizia, non il governatore Cuomo.

Oggi, il mio periodo di quarantena sta per finire. Ma mia madre, che ha quasi 70 anni, lavora in un negozio di alimentari, mentre mio padre, immunodepresso e ricoverato in ospedale, è risultato positivo al Coronavirus. Se l’interesse per il mercato non fosse stato prioritario rispetto a quello per la vita, sono certo che a mio padre sarebbe stato risparmiato questo virus poiché, dall’inizio di marzo, è stato messo in isolamento in una casa di cura. Mia madre non può allontanarsi. Mio padre non ha potuto allontanarsi. Ma molti possono permettersi di evitare questi rischi. Non stanno affrontando la stessa pandemia. Non meritano la mia solidarietà.

Non siamo tutti sulla stessa barca - la maggior parte di noi lo è.

Tornare alla normalità? Mai più.

Un rider in Cina.