Ieri, nelle Filippine è entrata in vigore una nuova legge “antiterrorismo” che segna un’altra fase nella crescita mondiale dell’autocrazia. Questa legge consente alle autorità di arrestare e trattenere senza mandato di arresto per due o più settimane chiunque sia anche solo sospettato d’incitamento al terrorismo “attraverso discorsi, proclami, scritti, simboli, striscioni o altre rappresentazioni,” anche “senza essere parte attiva nella commissione del terrorismo.” Ciò che determina il terrorismo è definito dai ghiribizzi del Consiglio antiterrorismo, un gruppo composto quasi interamente da membri del gabinetto del presidente autoritario Rodrigo Duterte.
Leggi simili in Egitto e Turchia , tra i Governi più autoritari al mondo, indicano quali saranno i probabili effetti di questa legge. Già famoso per aver intrapreso una “guerra alla droga” che ha causato la morte di decine di migliaia di persone , Duterte - come altri despoti tra cui l’ungherese Viktor Orbán - ha sfruttato la pandemia di COVID-19 per consolidare la sua presa sul potere. Tra le ultime politiche governative ricordiamo l’appello ai cittadini denunciare chi sospettano abbia contratto il virus, perquisizioni domiciliari senza mandato in cerca di persone infette e il trasferimento forzato presso strutture di isolamento. In breve, COVID-1984.
Una notevole attenzione si è concentrata sul coraggioso movimento di Hong Kong che resiste al controllo autoritario del Governo cinese. Ma la lotta di Hong Kong contro il Partito Comunista Cinese è solo una delle innumerevoli battaglie di questo tipo che si svolgono in tutto il mondo contro Governi dai diversi orientamenti politici. Facendo un passo indietro, possiamo notare che il problema non è un partito politico o un’ideologia autoritaria specifica ma il modo in cui i nuovi sviluppi tecnologici ed economici hanno concentrato un enorme potere nelle istituzioni governative, trasformando le vite della gente comune in qualcosa di sacrificabile dalla prospettiva di coloro che si trovano al potere.
In questo contesto, è ingenuo che i gruppi per i diritti umani condannino le politiche di specifiche amministrazioni. Il problema è che il vecchio contratto sociale ha fallito. Infatti, in parecchie zone del mondo, Filippine incluse, questo non veniva mai messo in pratica. Il capitalismo postindustriale ha meno bisogno di lavoratori per gestire i macchinari di produzione; questo è il motivo per cui milioni di persone sono bloccate in baraccopoli o prigioni per morire di COVID-19 o per i proiettili della Polizia, mentre intere regioni sono ridotte in zone sacrificabili. I diritti sponsorizzati dallo Stato e le reti di sicurezza sociale che conosciamo oggi non erano altro che concessioni parziali il cui scopo era cooptare e quietare un secolo di dure lotte per il lavoro. La storia si muove solo verso una direzione; il comfort relativo e la stabilità della prima epoca neoliberista sono spariti per sempre, perché erano solo tappe del climax e della conseguente autodistruzione del capitalismo stesso. Invece di pregare per poter tornare indietro nel tempo di qualche decennio, dobbiamo organizzarci su base mondiale, attraverso tutti i confini e le linee di divisione, al fine di diventare ingovernabili e, pertanto, liberare l’enorme potenziale inespresso dell’umanità intera.
La recente vittoria a Minneapolis mostra ciò di cui le persone sono capaci in una singola città. Dobbiamo ripeterlo su base mondiale.
Nel seguente report di un autore che si trova nelle Filippine, A.S. Sakdal spiega cosa significa la legge sul terrorismo per gli abitanti delle Filippine e perché stanno combattendo contro essa.
#LeggeSpazzaturaControIlTerrorismo
Il Primo Maggio 2019, ovvero il giorno della Festa dei Lavoratori, centinaia di persone provenienti da diverse zone hanno sfilato lungo le autostrade di Manila, in mezzo al caldo torrido e ai fumi di scarico. I manifestanti portavano striscioni colorati e cartelli mentre riempivano la città con slogan e pugni alzati. Il traffico venne bloccato.
Un piccolo diverbio tra un automobilista e un manifestante scoppiò mentre il corteo attraversava un’arteria principale. L’autista aveva suonato il clacson e aveva urlato contro i dimostranti che stavano passando davanti a lui. Il manifestante, un conducente di jeepney (un piccolo autobus variopinto utilizzato nelle Filippine) in sciopero, si piantò di fronte al SUV e urlò,
“Magtiis ka! Kami araw-araw nagtitiis!”
Sopporta questo piccolo inconveniente: Dio sa cosa sopportiamo ogni singolo giorno.
È passato più di un anno da quel giorno. Per qualcuno, momenti come quello si sono persi nella confusione ma continuano riecheggiare nella mia testa. Questo è il motivo per cui scendiamo nelle piazze. Questo è il motivo per cui combattiamo.
Negli ultimi quattro anni del suo mandato della durata di sei, il presidente autoritario Rodrigo Duterte ha immerso i nostri bassifondi nel sangue degli emarginati; continua a farlo ancora oggi. La Polizia fa irruzione nelle baraccopoli e massacra presunti signori della droga solo sulla base di un sospetto . Nemmeno i bambini sono stati risparmiati .
Anche attivisti, difensori dei diritti umani e leader della comunità vengono regolarmente molestati e assassinati. Nel settembre dell’anno scorso, 113 attivisti ambientalisti erano stati uccisi da quando Duterte era salito in carica. Nel marzo 2019 a Negros Oriental, 14 agricoltori sono stati uccisi durante delle operazioni di Polizia. Quando interrogati, gli agenti hanno definito i contadini uccisi come ribelli comunisti e hanno insistito sul fatto che le loro operazioni fossero legittime.
Tutte queste atrocità si sono verificate ai sensi di una legge antiterrorismo che i funzionari del Governo hanno definito “ inefficace .”
L’atto antiterrorismo del 2020 è entrato in vigore ieri 18 luglio. Quest’atto legislativo consentirà alla Polizia di intercettare, arrestare senza motivo e trattenere per un massimo di 40 giorni qualsiasi persona sospettata di essere coinvolta nel “terrorismo” o in atti a esso correlati. Nella nuova legge è stata rimossa una tutela che era invece presente in quella precedente, il comminare ai poliziotti deviati una pesante multa di 500.000 pesos filippini per ogni giorno che un sospettato trascorreva ingiustamente in detenzione. Di base, i poliziotti potranno arrogarsi il diritto di decidere chi è un terrorista; anche se dovesse essere dimostrato che erano dalla parte del torto, godranno dell’impunità.
Nel mezzo di questa pandemia, il Paese sta affrontando una rapida militarizzazione. Gruppi di agenti delle “fatigues-clad” armati di fucili d’assalto pullulano nella metropolitana. Nella città di Cebu, i carri armati israeliani pattugliano strade vuote. I poliziotti, teoricamente civili in uniforme, stanno iniziando ad assomigliare alle loro controparti militari sia nella forma sia per l’atteggiamento.
Il 2 giugno, la polizia ha arrestato Elmer Cordero, 72 anni, insieme a cinque colleghi autisti di jeepney. I sei avevano organizzato una protesta pacifica contro le politiche del Governo che vietavano la circolazione dei tradizionali jeepney durante il lockdown. Avevano fame ed erano disoccupati.
Tre giorni dopo, presso l’Università delle Filippine – Cebu, alcuni poliziotti in borghese hanno rapito otto persone che stavano protestando pacificamente contro il precedente disegno di legge antiterrorismo. Sette degli arrestati erano manifestanti; uno era semplicemente un passante fermatosi a chiedere cosa stessero facendo. Qualche giorno dopo, due uomini non identificati si sono presentati a casa di uno dei dimostranti per minacciarne la famiglia.
Anche alle milizie governative non è stata risparmiata la violenza della Polizia. Quello stesso mese, alcuni poliziotti hanno ucciso quattro ufficiali dell’esercito a bordo di un SUV a Sulu. Dopo alcune indagini, è stato determinato il fatto che la sparatoria non avesse motivo d’essere.
L’applicazione della legge antiterrorismo sarà messa nelle mani già insanguinate di questa violenta istituzione, desiderosa di ascoltare il richiamo del tiranno. La gente può davvero fidarsi della Polizia Nazionale Filippina - pedina governativa il cui corpo nella guerra alla droga di Duterte già conta centinaia di migliaia di persone - per esercitare questo potere in modo equo?
La narrazione utilizzata per giustificare l’autoritarismo si è sviluppata negli ultimi anni. Se la guerra alla droga fungeva da pretesto per ricoprire con il sangue dei poveri vicoli e baracche, la legge antiterrorismo vedrà mescolarsi il sangue dei dissidenti con quello del loro prossimo. Sotto il regime di Duterte si sta assistendo a un aumento delle sacche di resistenza in molte zone diverse mentre sempre più persone scontente reclamano a gran voce un vero cambiamento sistemico.
Duterte e i suoi compari hanno intensificato la repressione ma queste non sono le azioni di un regime che crede nel proprio potere. Queste sono le azioni di una dittatura fatiscente che si trova con le spalle al muro, che si lancia disperatamente contro i nascenti movimenti di resistenza.
Gli ultimi anni hanno visto ascendere in tutto il mondo leader populisti autoritari, “uomini forti” sciovinisti che si nascondono sempre dietro a delle uniformi quando si trovano ad dover affrontare una vera opposizione. Abbattere questi despoti non è un compito che possiamo affrontare di Paese in Paese: è la sfida che deve essere affrontata da tutti i popoli oppressi di tutte le nazioni e deve essere inteso come un singolo progetto unificato, non come molti diversi. Dobbiamo impuntarci e affrontare la tirannia in maniera diretta.
Noi combattenti per la libertà vi chiediamo di aiutarci a far conoscere ulteriormente la nostra situazione alla comunità internazionale. Con la legge antiterrorismo in atto, prevediamo che le forze statali inizieranno a reprimere tutti i dissidenti nelle Filippine. Questo è il motivo per cui abbiamo bisogno che ci aiutiate a diffondere il nostro messaggio come potete: sulle piattaforme dei social, con il passaparola, attraverso la stampa. Tutto ciò aiuterà la nostra causa a dare impeto contro la repressiva legge antiterrorismo del 2020.
La storia non è mai stata gentile con i tiranni. Dobbiamo dimostrarlo ancora una volta. Combatteremo con le unghie e con i denti. State dalla nostra parte.